La Metafisica
Senza
dubbio, la nascita di una vera e propria "scuola" metafisica in Italia risale agli anni 1916-17, quando, a Ferrara si ritrovarono, spinti dagli eventi bellici, artisti come Giorgio De Chirico,
il fratello Alberto Savino (Andrea De Chirico), teorico del gruppo, e il poeta Filippo De
Pisis.
In realtà, la Metafisica, era nata già diversi anni prima, tra il 1910-11, per opera del solo De Chirico.
Di origine italiana, nato a Valos, in Grecia, giunge in Italia diciassettenne e, dopo un anno, nel 1906, si trasferì a Monaco per continuare gli studi artistici; fu qui che compì esperienze fondamentali come la conoscenza delle opere tardo simboliste di
Böcklin, che avranno su di lui una durevole influenza, e sopratutto la lettura di opere di Nietzsche e Schopenhauer che influenzerà la sua riflessione sull'estetica e sull'arte.
Nel 1909-10 è di nuovo in Italia, dopodichè si trasferì a Parigi, dove visse fino al 1915, anno in cui si arruolò volontario in Italia. Fu quì che nacquero le prime opere metafisiche di De Chirico: paesaggi assolati e deserti dove campeggiano arcate e architetture e la presenza umana è assente o ridotta a esili figurette o manichini che fanno risaltare ancora di più la solitudine e la malinconia di questi vuoti teatri
dell'anima.
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Il termine Metafisica, può essere letto come "al di là della fisica", cioè come l'intenzione di leggere la natura profonda e nascosta delle cose.
Eppure, stranamente, la metafisica non appare in veste di avanguardia, ma di
anti-avanguardia, infatti già ai tempi di Parigi, la pittura di De Chirico , con i suoi paesaggi e il suo armamento anacronistico di gessi accademici, si diversificava nettamente da tutte le ricerche allora più in voga: sopratutto il cubismo e il futurismo. Fu questo elemento di originalità e di opposizione che favorì la carriera artistica di De Chirico, al di là di certi elementi esteriori , come la figuratività della sua pittura che spesso giungeva a veri e propri effetti illusionistici.
Qualcosa di inquietante, ma più ancora di magico, di fatato, di sospeso, si trova in tutta la pittura metafisica, anticipando per molti aspetti l'atmosfera onirica cara al movimento degli anni 20 : il
Surrealismo. |
Per quanto riguarda gli altri pittori che si strinsero intorno alle novità "metafisiche" di Giorgio, nessuno di essi riuscì veramente a tradurre in termini pittorici la natura profonda e
nascosta del mondo. Anche Carlo
Carrà, che dopo l'esperienza futurista sembra avvicinarsi
moltissimo a lui, parte da intenzioni diverse. La stagiona metafisica di Carrà si tradurrà in un moderato arcaismo
"giottesco", che vuole sancire il ritorno a un plasticismo tipicamente italiano.
In Giorgio Morandi, il mistero che fingono di evocare le sue opere, sono sopratutto nitide speculazioni sullo spazio e sulla luce. Più difficilmente classificabile è l'opera di Mario
Sironi, che in alcuni casi usa ancora tecniche
cubo-futuriste come il collage.
Lo stesso si può dire di Filippo De Pisis, che nelle poche opere metafisiche , più che altro nature morte, chiari sono i riferimenti al "maestro".
Luca
Ferrara
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