Luigi Giotto Buonaiuto
AUTOBIOGRAFIA
Poeta,
musicista e sperimentatore artistico latu sensu.
Sono
nato a Napoli il 30 giugno 1979, tuttavia risiedo da sempre nella
non
proprio ridente cittadella di Sarno, dove mi sono diplomato a "vuoti"
voti
al
liceo classico "Tito Lucrezio Caro".
Tuttora
seguo corsi all'università di lettere di Salerno,
pur
non essendo entusiasta dei metodi d'insegnamento accademici
che
l'università italiana cerca d'impartire.
Scrivo
ormai da 5 anni e il mio primo libro:
"FALLICA
PROSOPOPEA DI ORGASMI" è in attesa di qualche astuto-incosciente
editore
per essere pubblicato.
Un
bacio a tutti coloro avranno la pazienza di leggermi.
IEROFANICHE
IPERBOLE
I
Ostinato
spudorato crocifisso
è
una pugnalata dritta al cuore
un
crepaccio,
sono
malato
urlo
gemendo,
sono
beato.
Trabocca
il mio primo piano
un
flusso letale argilloso.
La
prosa di un angelo
si
scompiglia in alto
laggiù
sul fondo
manda
i cadaveri in fila
a
timbrare l'ingresso.
Rimasto
in silenzio
vuoto
penoso
traballa
il suo trono.
II
MIRTILLI
Paonazzi
feroci, micidiali scaffali
rimani
immobile sull'uscio da usciere
se
resti appeso rimangia la setta.
Campestre
profumo, bucolico prato
perché
non ammonti il tuo raggio
in
veste di mitico arciere?
Sulle
colline di un pino selvatico...
resta
lì fermo, non marciar più.
III
Trasandato
viandante sulle orme
di
un'ostinanza
ripose
lontano privo di socievolezza
risparmia
sorrisi cavandosi gli occhi.
Mistificando
l'immane spia,
un
inchino frontale
ripose
le sue cose in uno
sciatto
camino
cogita
un'ultima gioia
sorride,
si sputtana
fottuto
sorride sorride ancora
IV
Adesso
vai a cantare, non startene in disparte
andiamo
tutti insieme senza mai più tornare.
Questo
è il nostro capogiro
figlio
di un colonnello turco.
Adempienti
a questa festa
non
sta bene stralunare.
Adesso
vai a cantare, non startene in disparte
non
è vero che sei bella
un
vampiro coagulante,
non
stare lì a guardare
su
dai vieni ad assaggiare
sono
spezie dell'amore
ma
tu in cambio gli dai il cuore.
Non
sta bene esitare
è
un dovere da adempire
se
il tuo cuore vuoi apprezzare.
V
Impaurito
molto impaurito
cascare
dal poggio sdrucciolevole in petto.
Grande
grande paura
strappare
i sottili frammenti
mansueta
mista mestura
zigzagato
forme in stasi.
E'
vecchio, non sta, rimani.
Il
braccio teso trasborda in luce
falso
diffamante cosmico
rannicchiante
solo in apparenza.
Sfoltisci
i tuoi cogiti, CALMA.
Impaurito,
molto impaurito, paura
le
sfaccettature di marmo
mansueta
mista mestura.
VERGINE
SANTISSIMA
I
Pulito
perseguitato innamorato
fanciullo
sulle spoglie di un lamento
poscia
triste, causa mite arrogante
rimane
solo incantato, non sa
strozza
un timbro sul nascere
ha
paura non cerca altro
rastrellando
pulizie per il globo,
mite
cavo teso in fondo.
Russa
ragliante belligerante
flessibile
ammoniaca fumante.
Che
riesca questo ultimo baratto?
Mi
piaci sei carino,
davvero
un bel figurino.
II
Si
è rotto stanotte
crepuscolo
idolatrato rimuginato
siepi
tristi e masticate,
nonostante
tutto fiore di primavera
rampante
forte di sé.
Seguitano
angosce meticolose
sollazzi
bruni e
freschi
sermoni,
patteggiare
calpestati, smistati
PULIZIA
ETNICA.
III
Spodesta
l'arciere di mira
serpeggia
astrale
in
un furgone di pastori
screzio
brulicante di odori
dissolto
sciolto delinquente
spazzare
via lusinghe
in
bocca allunate
tronchese
appiccicosa
stempiare
uovo sprecato.
Prendi
la parola
sfotti
caduco sfotti lascivo.
IV
Nove
volte intruso
nove
volte illuso
preso
da rilassanti reconditi
chiasso
voluminoso
presta
l'amore, in fondo tortura
sbarazzati
disilluso
spettatore
incredulo
l'aspetto
morboso
germoglia
lento,
spezzare
virile.
V
Rigenerato
nel ventre
muscolo
molle indolore
sopruso
socchiuso
pedala
lento
mostro
nasone acuto
riserba
catastrofi,
lunatico
mi sento.
Riesci
a traumatizzare
rustico
longilineo
in
un intreccio di sorrisi.
VI
Presa
presagio in pestilenza
filiforme
rimango
burrasca
mansueta folclore
rapito
capo alato
sussurrato
campestre
frontiere
in candido rumore
sfoggia
movente idillo rossastro
trasandare
fugaci
sorteggio
di luce
sfiorire
sorpassati.
Puzzle
menomare.
Sorseggiami,
mio
cielo stellato!
VII
Rischioso
saltellare
in
stralunata morbidezza
sbiadisce
una secca misura,
bianco
torbido
ridente
carisma
fanciullesco
in
signorile maestria.
Eccola
puma
vellutata.
VIII
Oh
mente flaccida, mia cara
affetto
per te sento tanto
compassione
per il tuo orrore anche.
Hai
paura di me?
IX
Triste
la losca passione,
è
triste di male patriarcale.
Un
rosone maculato
torpido
di coalizione.
X
Mi
hai deluso
sei
una spigola d'allevamento.
Non
uso un vezzeggiativo
per
tanto rancore.
Strappatomi
il cuore
spossare
rampollo
piccolissima
allegra.
COLORITE
BLASFEMIE
I
In
fasce e lontano da muffa
ho
dato fuoco a troppi boschi
sono
stanco, stanco, stufo
il
guaio più grande?
devo
ancora calpestare
tante,troppe
vergini autostrade
II
Il
mito delle perle è tramontato
il
nostro canto soave è zittito
in
un cosmo salente, contorci noi
nella
folla tutta di curve contorta
sopra
la fascia possiamo ottenere
un
rancore ancora prematuro
soltanto
lacrimando sangue
otterremo
attenzione
soltanto
sfasciando
otterremo
folli notevoli
III
Il
sapiente si avvicina alla
porta
e spia, guarda, tocca,
accompegnato
da un mulo
girovaga;
cambia
atteggiamento al
morso
di lattice
allaccia
uno zaino e perviene
solo
alla messa equestre
mormora
sotto la lezzosa barba
lamenti
già ascoltati
ma
lui è da un'altra parte
IV
Nel
mentre di una familiare guerra mondiale
mi
rivelo di consuete un cane
i
pilastri quotidiani
come
me lo dicessero
mi
rivelo di consueto un cane
cerco
di capire
ma
tuttora mi accorgo
di
sbagliare
V
Lasciami
passare
per
smarrire
lasciami
passare
per
non andare
lasciami
passare
torna
da me
lasciami
passare
è
giorno di cambiare
lasciami
passare……
……………….
VI
Palla
di piombo
lungo
sfera mosca uccisa
lanterna
ufo foschia minestra
lembo
marmo salto mormorio
letizia
misogina altro scaffale
piscio
infango su mura
palla
piombosa
piombo
palloso
VII
Fondamentale
lobo
morse
al vallo
calibro
spento
noto,
mesto
rumore
placido
fiato
verseggiare
piume e
fogliami,
iperbolici nudi
sintetizziamo,immoliamo
nuove
lodi
VIII
Intrufolato
mite
ricerca, fagiani,
la
futilità del garbo
in
petto allude
IX
In
assenza di miele
passano
i gioni in lite
tromba
la vetta di sole
manto
forte in giro
lasciamoli
andare via
peso
di lacrime nere
mollare
la fessura
ma
essendo ironici
trema
lo spirito in fretta
in
fretta torna in dietro
un
gelato a crema
X
Se
una libidine ti accorgi all'assalto
naturale
ebbrezza all'elmo attonito
professare
fremiti riordinare il rasoio
chi
l'ha sgamato
con
le dita attorno lo scettro
Puttana
Eva!
il
misero patriarca al polo
mira
che voce lasciva permeante
la
prosperità analizza il ventre
sfonda
la modalità triste
pronuncia
la vasta seta
per
giungere
ad un labirinto di meandri
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